capitolo 2: Cino il testardo
In una delle sole tre interviste pubblicate con Cino Cinelli - in questo caso il numero di Bicycling del maggio 1976 - Cino spiegò al giornalista in visita che "costruisce questi componenti come vuole unicamente perché pensa che dovrebbero essere costruiti in quel modo". .
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In questo piccolo estratto si capisce subito una delle caratteristiche dominanti di Cino (e di ogni grande costruttore di marchi): la straordinaria caparbietà .
Testardaggine e coerenza, capacità di formare un'opinione forte, unica e di non divergere da essa nonostante le maggiori pressioni, siano esse dell'opinione dominante, di un mercato in evoluzione o di tendenze.
E nessun oggetto da lui disegnato esprime meglio questa sua particolare caparbietà del nostro iconico Supercorsa che rimane in produzione ancora oggi, quasi 70 anni dopo essere arrivato al suo design definitivo, con solo modeste e superficiali modifiche costruttive.
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La leggenda narra che la Supercorsa sia nata così: alla fine del 1947, mentre stava fondando la sua nuova azienda a Milano, Cino riuscì ad allontanare dalla sua allora famiglia il più grande costruttore di biciclette da corsa del mondo, Luigi Valsasina. datore di lavoro, Bianchi.
Alla Bianchi Valsasina era stato il telaista personale di Fausto Coppi così come di numerosi altri top rider dell'epoca. Questo fatto di per sé è rappresentativo della grande ambizione di Cino di lasciare il segno, ma ciò che è ancora più sorprendente è che, dopo aver assunto Valsasina e averlo installato nella nuova fabbrica Cinelli, ha presentato al suo stimato telaista un disegno per un tipo di strada completamente nuovo. bici, con soluzioni decisamente insolite come la corona della forcella inclinata (la prima al mondo) e una geometria inaudita.
Valsasina si oppose ad entrambi e insistette nel dire che la sua esperienza parlava da sola. Cino non era d'accordo, sosteneva che le superfici stradali e le tecnologie stavano cambiando e richiedevano adeguate modifiche progettuali.
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Alla fine i due giunsero al seguente compromesso: Valsasina avrebbe costruito due telai, uno secondo le idee che riteneva migliori e uno secondo i concetti di Cino. Avrebbero poi regalato i telai al loro comune amico e il più grande campione dell'epoca Fausto Coppi . Coppi li avrebbe testati e avrebbe riferito quale preferiva.
Furono così costruiti i telai e consegnati a Coppi che ritornò a Cino e in Valsasina e comunicò una forte ed inequivocabile preferenza per il telaio di Cino.
Da allora in poi Cino continuerà a perfezionare il suo design, aggiungendo dettagli iconici come i foderi verticali fastback, un nuovo movimento centrale prodotto da Georg Fischer in Svizzera, vernice metallizzata, alette forate... E la sua testardaggine continuerà a rendere la Supercorsa sempre più più unico, anche contro i suoi “migliori interessi”.
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Cino, ad esempio, è stato per anni distributore esclusivo mondiale dei tubi Columbus ma nonostante ciò non è rimasto convinto dello spessore delle pareti del tubo sella SL top di gamma Columbus e ha insistito per un tubo personalizzato che lo ha obbligato a offrire anche il Supercorsa con un diametro del tubo sella diverso da qualsiasi altro sul mercato per biciclette di fascia alta e convincere così anche l'amico Campagnolo a realizzare solo per lui i reggisella Record con diametro 26,2. Nonostante le evidenti difficoltà di questa piccola modifica, Cino insistette per tutto il suo tempo da titolare dell'azienda.
Nel corso degli anni questo mix particolarmente ostinato di genio tecnologico, lusso, contrarietà, conservatorismo e apertura mentale ha creato una bicicletta e un'azienda del tutto uniche. Così unica e così potente che mentre per tutti gli anni '50 e l'inizio degli anni '60 furono proposte le varianti della Supercorsa, tra cui la Mod.B (che vinse l'oro alle Olimpiadi di Roma) e la Riviera, dagli anni '70 Cinelli offrì una sola bici: la Supercorsa.
Ad agenti, distributori, clienti che chiedevano se fosse in lavorazione un nuovo modello, Cino rispondeva “la mia moto funziona benissimo, perché dovrei cambiarla?”
Grazie a ciò la Supercorsa è sopravvissuta alle altre “ bici da sogno ” dell'epoca d'oro ed è diventata la bici da corsa italiana più iconica e riconoscibile al mondo.







